Lamberto Sposini, una figura iconica del giornalismo italiano, è stato dimenticato da un sistema che lo ha utilizzato e poi abbandonato. Oggi, la sua storia è avvolta nel silenzio, un’ingiustizia che grida vendetta. Dal 29 aprile 2011, giorno in cui un ictus gli ha rubato la parola e stravolto la vita, Sposini vive in un’ombra che non merita. La sua condizione di afasia lo costringe a un silenzio forzato, mentre la televisione, che un tempo lo celebrava, ha voltato pagina senza esitazione.
Sposini, che dal 1978 è stato una presenza costante nelle case degli italiani, sembra essere scomparso dalla memoria collettiva. Nonostante sia ancora vivo, il suo destino è caduto nel dimenticatoio. La sua vita quotidiana è sostenuta dalla figlia Matilde, che con amore e dedizione si prende cura di lui, mentre Sabina Donadio cerca di mantenere viva la sua storia, contattando il mondo esterno. Ma il panorama è desolante: colleghi, amici e istituzioni dello spettacolo hanno voltato le spalle, lasciando Sposini in un deserto di indifferenza.

Le parole di Sabina Donadio risuonano come un campanello d’allarme: “Lamberto è ancora qui, ma per la TV è come se non esistesse più.” Un uomo che ha scritto pagine importanti del giornalismo italiano è stato abbandonato, ridotto a un ricordo sbiadito. La sua vicenda non è solo una tragedia personale, ma una vergogna collettiva, un chiaro segnale di un sistema che esalta finché conviene e abbandona quando non serve più.
Oggi, il silenzio attorno a Sposini è assordante e la sua storia merita di essere riscoperta. È un richiamo a tutti noi: non possiamo permettere che chi ha dato tanto venga dimenticato così facilmente. La lotta per la dignità di Lamberto Sposini è una battaglia che riguarda ciascuno di noi.